G.M.TOCCO

Qualcuno che, al buio, ti tenga per mano.

“Siamo amici. Io non desidero niente da te, tu non vuoi nulla da me. Io e te… dividiamo la vita

Così scriveva Khalil Gibran, in una delle sue opere più intense, “Sull’amicizia”. Ci sono dei libri che ci insegnano qualcosa, ci scolpiscono un segno indelebile nella mente. Non ci convincono, portano alla luce un qualcosa che in realtà sapevamo, semplicemente lo ripuliscono dalla polvere.

Ma cosa c’entra l’amicizia? Tutto, ma facciamo un passo indietro.

Era il 25 dicembre di sette anni fa, non avevo sensibilità dal petto in giu. Il pranzo di Natale non goduto e la sensazione di qualcosa di strano, diverso, un’ombra sopra di me. Subito in ospedale, e diagnosi di Sclerosi Multipla. La vita cambiata, non peggiorata.

Come dico sempre, è stata la mia più grande fortuna, mi ha aiutato a vedere tutto da una prospettiva diversa. Più chiara, con colori più accesi, profumi più intensi.

Eppure sembrava quasi che chi mi stava intorno avesse perso luminosità e vigore. Avevo più che una semplice sensazione che trattassero questa strana malattia come qualcosa di oscuro, a tratti innominabile. Il nostro cervello sceglie accuratamente di cosa parlare, è molto pigro ed egoista, e sceglie sempre di parlare solo di cose belle, mai di quelle negative, perché entrerebbero in gioco sentimenti poco piacevoli. Capii subito che l’unico modo per sovvertire questa impasse sarebbe stato quello di parlarne attentamente, parlare sulle mie paure, prospettive, e di come per me sarebbe cambiato poco.

Fù come liberare tutte quelle persone che mi stavano intorno da un macigno. Ora potevano parlare ad alta voce, potevano riderci su, potevano prendermi in giro. Ma sopratutto potevano evitare di trattarmi da “malato”.

Possiamo davvero cambiare le cose, ma dobbiamo fare un piccolo sforzo, dimostrarci all’altezza condividendo i nostri pensieri, le nostre gioie e le nostre paure. Se non possiamo liberare noi stessi da questa “malattia” allora possiamo liberare chi ci sta vicino. Saranno loro a trascinarci fuori.

Condividere la propria storia fa sii che un’altra persona con un cuore e una mente grande ci guidi, senza parlare e senza segnali. Da piccoli è capitato a tutti di percorre una strada buia, e di provare paura. Ma se qualcuno in quel momento, fosse arrivato a prenderci per mano quella paura sarebbe andata via e avrebbe illuminato a giorno quella strada. Solo tenendoci per mano.

Quando ho raccontato la mia storia ai miei cari, io ho sentito quella mano, che al buio mi ha fatto sentire abbastanza forte da poter andare avanti e poter rivedere tutti i colori che tanto amo. Non hanno mai dovuto dirmi nulla, sapevo solo che erano li, e non potevo più avere paura del buio.

Perché come scriveva Gibran: “Siamo amici. Io non desidero nulla da te, tu non vuoi nulla da me. Io e te…dividiamo la vita.”